Pagamenti negli appalti pubblici: Bruxelles richiama ancora l’Italia.

Quanto avevamo auspicato con la nostra newsletter di aprile è diventato realtà!

Pochissimi giorni fa la Commissione europea ha infatti inviato una lettera di messa in mora al nostro Governo che apre l’iter formale della procedura di infrazione.

Nel mirino è l’articolo 113 bis introdotto dal Decreto Correttivo.

Secondo quanto stabilito dal comma 1 di detto articolo il termine per l’emissione dei certificati di pagamento relativi agli acconti del corrispettivo di appalto non può superare i quarantacinque giorni decorrenti dalla maturazione di ogni stato di avanzamento.

Ciò in evidente contraddizione con la direttiva 2011/7/UE –  recepita dall’Italia con il D.Lgs. 9 novembre 2012 n. 192 a modifica e integrazione del D.Lgs. 9 ottobre 2002 n. 231- che all’articolo 4 stabilisce un termine  di pagamento di norma non superiore a trenta giorni. Alla luce della particolare natura o delle caratteristiche del contratto tale termine può essere esteso a sessanta giorni.

Il nuovo caso si aggiunge all’infrazione sui ritardi dei pagamenti, aperta nel 2014, e che è stata riportata sotto la lente lo scorso febbraio quando la Commissione ha contestato la prassi della pubblica amministrazione di pagare i propri fornitori privati con tempi di pagamenti medi ben superiori rispetto al limite di 30/60 giorni fissato dalla direttiva europea.

L’Italia ha ora due mesi per fornire chiarimenti alla Commissione. Potrà scegliere di adeguarsi alle indicazioni dell’Europa, modificando la norma, oppure dare una spiegazione alla sua impostazione, ritenendola compatibile con le direttive.